Oggi il servizio della Sala e inesistente
All’origine del servizio moderno ci fu Cesare Ritz (1850-1918), il
figlio di un pastore che riformò dalle fondamenta l’ospitalità
alberghiera. Assieme al cuoco francese Auguste Escoffier (1846-1935),
identificò le caratteristiche dell’albergo moderno. Il risultato fu un
servizio imbevuto di quella “finesse de l’esprit” tipicamente francese
adatta a soddisfare le esigenze della borghesia europea d’allora. Fu
abolita la “table d'hôte”, alla quale tutti mangiavano in comune ad
orari prestabiliti, sostituita da piccoli tavoli individuali. Il
personale addetto al servizio ristorante venne inquadrato in un ordine
gerarchico comprendente quindici figure professionali con qualifiche
diverse. Il risultato fu una serie di hotel a nome Ritz in tutta Europa
(il primo, a Parigi, nel 1898), che ancora oggi sono ben identificabili
per la loro architettura. A quel tempo, il maitre italiano era
considerato la figura professionale più completa al mondo. Quando
Escoffier dovette scegliere un maitre per il suo albergo personale,
l’Ocean di Ostenda, preferì Luigi Carnacina, quarantenne maitre
dell’Hotel “Al Ciro’s” di Montecarlo. La scuola italiana delle tecniche
di servizio era il punto di riferimento per tutta l’Europa. La figura
del maitre - il vero padrone di casa della struttura ricettiva - era
importante almeno quanto quella dello chef.
Il servizio cent’anni dopo la sua fondazione. Mancano i professionisti di sala.
Oggi i cuochi sono le uniche splendenti star dell’universo
gastronomico. Li si ritrova dappertutto, occhieggianti dai programmi
televisivi, sorridenti sui quotidiani e i periodici, e non solo quelli
specializzati. La galassia ristorazione si è così ridotta a una sola
dimensione, quella dello chef, trascurando tutto il resto. Le
conseguenze? Sono riassunte nelle parole di Davide Scabin, anima del
Combal Zero di Rivoli, due stelle Michelin, una delle espressioni più
alte della cucina italiana oggi.
“La situazione del comparto di sala è disastrosa. Non ci sono più
ragazzi che si ispirano a grandi maitre. I cuochi hanno eclissato la
figura del cameriere, che è diventato un semplice portapiatti, una
figura sterile, senza alcuna attrattiva. È fondamentale rilanciare il
comparto di sala, ovviamente rispettando la contemporaneità. La
preparazione deve essere molto più allargata: il personale di sala deve
aver fatto public speaking, deve saper stare davanti a un pubblico, deve
conoscere le strategie di comunicazione e del marketing. Oggi l’unica
figura importante in sala è quella del sommelier, perchè mantiene un
collegamento con il mondo del vino, che è un prodotto da vendere, perchè
comunque esiste il campionato del mondo che aiuta a creare una
leadership”. Scabin punta poi il dito sulla formazione, quella delle
scuole alberghiere.
“Non è da sottovalutare il valore che dovremmo avere noi nella
formazione delle nuove leve. L’istruzione alberghiera è abbandonata a se
stessa, perchè non si avvale dei professionisti, di figure
rappresentative che da anni portano avanti con passione e tenacia questo
mestiere. I docenti degli alberghieri una volta avevano mediamente
anche il ristorante: adesso questa condizione è difficile da ritrovare, e
la didattica ne risente. Io non so bene quali siano attualmente le
materie d’insegnamento, ma penso che una grande riforma debba
coinvolgere le scuole alberghiere. Bisogna innalzarne la difficoltà,
facendo sì che non venga scelta dal ragazzo che ritiene di non riuscire a
fare il liceo. Le materie fondamentali, per il comparto di sala, devono
essere la comunicazione e il marketing. Poi mi va bene che insegnino
ancora a lavorare alla lampada, anche se non c’è più un ristorante che
lavora alla lampada, perchè bisogna avere una cultura storica e tecnica,
perchè davanti al cliente è importante la manualità, ma le
caratteristiche fondamentali oggi sono altre”.
Da queste considerazioni di Scabin parte il nostro approfondimento sul
comparto di sala. Abbiamo sentito altri ristoranti, i maitre, il mondo
della formazione scolastica, l’esperta di galateo, i sommelier. Le
riflessioni sono state diverse, i punti di vista molteplici. Su una
constatazione, però, tutti sono d’accordo: il comparto di sala oggi è in
grande difficoltà.
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